LA PICCOLA TASSA SUI VACANZIERI MIGLIORI I SERVIZI TURISTICI E NON I BUCHI DI BILANCIO

In principio fu Roma.
Correva l’anno 2010, quando fu istituita nella capitale. Fu poi introdotta strutturalmente per tutto il territorio nazionale dal Governo Berlusconi, con il decreto legislativo sul fisco municipale, in attuazione del federalismo fiscale (DLGS. 23 del 2011, lo stesso che istituiva l’IMU).
Parliamo dell’imposta di soggiorno e di imposta di sbarco, un’imposta facoltativa di carattere locale applicata a carico delle persone che alloggiano nelle strutture ricettive situate in località turistiche o città d’arte.

Ma come funziona?
L’imposta di soggiorno, da istituirsi con Regolamento Comunale, può essere applicata da 10 centesimi a un massimo di 5 euro per notte di soggiorno (fa eccezione Roma dove l’imposta può arrivare a 10 euro per notte); mentre la tariffa per la tassa di sbarco sulle isole minori è di 1,50 euro a persona.
Il relativo gettito è destinato a finanziare interventi in materia di turismo, di manutenzione, fruizione e recupero di beni culturali e ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali. La maggioranza dei comuni ha scelto di diversificare le tariffe in base alle “stelle” attribuite alle strutture. Si paga per una o più notti in albergo, ma anche per campeggi, bed and breakfast.

Se nel 2011, anno di esordio di tale imposta, i comuni che avevano optato per l’imposta si contavano sulle dita di una mano, oggi, nel 2016, secondo il Servizio Politiche Territoriali della UIL, sono 650 i comuni che applicano l’imposta di soggiorno. Tant‘è che l’imposta nel 2015 ha generato un gettito per le casse dei Comuni di oltre 431 milioni di euro.

“Sarebbe davvero interessante conoscere come opera questa tassazione nei comuni molisani e dove finisce. Ma c’è qualcuno, da noi, che monitora la situazione, che orienta le decisioni, che supporta i comuni o che è intervenuto sulla sua destinazione in Molise? – osserva Tecla Boccardo, segretario generale della UIL molisana – Magari anche questa sarebbe una funzione cui dovrebbe provvedere il consigliere delegato al turismo ed una pianificazione andrebbe fatta a livello regionale.”

“In linea generale – conclude Boccardo – non siamo contrari a priori a questa imposta, preferibile all’aumento delle addizionali IRPEF o della TARI che gravano su tutti i cittadini e non soltanto su coloro che usufruiscono di uno specifico servizio.
Meglio una piccola tassa sui vacanzieri invece che pescare sempre nelle tasche degli impoveriti molisani.
Per la UIL, è fondamentale che i proventi di questa tassa siano utilizzati per creare, soprattutto nelle località ad alto impatto turistico, quel “circolo virtuoso” in grado di mettere in moto l’occupazione locale attraverso investimenti in servizi e in opere infrastrutturali turistiche.
Non ci dimentichiamo che questa è una vera e propria tassa di scopo finalizzata al miglioramento della qualità dei servizi turistici e non a scomparire in bilanci comunali dissestati.”

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